Al mondo, circa 1,6 miliardi di persone al mondo vivono – con diversi gradi di dipendenza – sui prodotti e servizi delle foreste e degli alberi. Questi infatti forniscono beni e servizi ecosistemici fondamentali per lo sviluppo delle comunità umane, compreso cibo, foraggio per gli animali, acqua, riparo, oltre al loro valore culturale e ricreativo.
Ciò nonostante, la rilevanza dei prodotti e servizi forniti dalle foreste e dagli alberi in termini di accesso al cibo e sviluppo locale non è ancora propriamente riconosciuta e le politiche nazionali di sicurezza alimentare spesso non includono la tutela e la gestione sostenibile delle foreste nella loro formulazione. Inoltre, le attuali pressioni commerciali per la creazione di nuove terre agricole – finalizzate a soddisfare la crescente domanda di cibo, fibre e biocarburanti a livello globale – hanno innescato importanti fenomeni di deforestazione che contribuiscono direttamente all’impoverimento dei suoli, alla loro erosione, diminuiscono la disponibilità di acqua e limitano le possibilità di raccolta di legna da ardere. Tutti questi elementi esercitano un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, in particolare per i più poveri.
A maggio 2013 si è tenuta la Conferenza Internazionale sulle Foreste per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione, promossa dalla Food and Agricolture Organization (FAO), in collaborazione con Bioversity International, il Center for International Forestry Research, il World Agroforestry Centre e la Banca Mondiale. Il punto focale di tale conferenza è stato quello di portare nel dibattito internazionale la centralità sul ruolo primario che le foreste, ma anche gli alberi nelle aziende agricole e nei sistemi agroforestali, svolgono nel sostenere la sicurezza alimentare e la nutrizione nelle aree rurali, in particolar modo nei paesi a basso reddito.
Nonostante l'importanza che foreste ed alberi ricoprono per la gamma di benefici economici, ambientali, sociali e culturali che forniscono, i dati su tali dimensioni sono spesso non disponibili. Pertanto, la misura in cui esse contribuiscano allo sviluppo nazionale, a ridurre la povertà e migliorare la sicurezza alimentare delle popolazioni vulnerabili, è ancora scarsamente riconosciuta e apprezzata. Recentemente, sempre più casi di studio ed evidenze empiriche stanno invece documentando il ruolo critico che foreste e alberi giocano nella crescita economica nazionale, per lo sviluppo rurale e il sostentamento di coloro i quali vivono nelle aree rurali dei paesi, in particolare dei piccoli agricoltori.
Spesso infatti identifichiamo la rilevanza delle foreste e degli alberi solo in termini della loro capacità unica di immagazzinare anidride carbonica e contribuire, attraverso i processi di fotosintesi, al ripristino dei livelli di ossigeno nell’aria. Per tale capacità, le grandi foreste primarie – come ad esempio quelle dell’Amazzonia o del Sud-Est asiatico, come le foreste presenti nella Papua Nuova Guinea – vengono spesso identificate come il “polmone verde della Terra”. Il loro insostituibile ruolo in tali termini non è certo in discussione, ma vale la pena considerare anche che le foreste e gli alberi assolvono funzioni più ampie per lo sviluppo delle comunità umane: esse forniscono infatti beni e servizi ecosistemici fondamentali, compreso cibo, foraggio per gli animali, acqua, riparo, oltre al loro valore culturale (incluso la produzione di medicinali tradizionali) e ricreativo. Le foreste, svolgono poi un ruolo prioritario nell’alleviare l’impoverimento dei terreni alimentando il ciclo dei nutrienti, dell’acqua, nel regolare il clima, nel ridurre l’erosione del terreno e nel combattere la desertificazione, oltre a offrire l’habitat a un numero molto elevato di specie vegetali ed animali. Infine, la raccolta di cibo dai prodotti delle foreste e degli alberi al di fuori di esse – sotto forma ad esempio di foglie, semi, noci, miele, frutta, funghi, insetti ed animali selvatici – costituisce la base alimentare da migliaia di anni nelle aree rurali e rappresenta una strategia particolarmente importante per far fronte a periodi di insicurezza alimentare, come quelli arrecati dal sopraggiungere di disastri naturali e/o guerre o altri shock economici, sociali ed ambientali.
È necessario ricordare che circa 1,6 miliardi di persone al mondo vivono – con diversi gradi di dipendenza – sui prodotti e servizi delle foreste; di questi circa 350 milioni vivono all’interno di foreste basando in ampia misura la loro vita e capacità di produrre reddito su di esse, mentre circa 60 milioni di indigeni dipendono totalmente dalle foreste per la propria sopravvivenza. Infine, nei paesi a basso reddito, la legna rappresenta il combustibile principale utilizzato per cucinare. Dedicare una maggiore attenzione all’uso sostenibile di foreste e alberi, oltre a produrre benefici in termini di protezione di servizi ecosistemici di base, rappresenta quindi una strategia di rafforzamento per i quattro pilastri della sicurezza alimentare (accesso, disponibilità, uso e stabilità del cibo), facilitando inoltre il consumo di diete nutrizionalmente adeguate in termini di quantità, varietà, diversità e contenuto di nutrienti. Da ultimo, è utile anche evidenziare come lo sfruttamento sostenibile di foreste ed alberi è una fonte di reddito insostituibile per milioni di famiglie rurali. Per esempio, la FAO stima che almeno 4 milioni di donne in Africa Occidentale derivino circa l’80% del loro reddito dalla raccolta, processamento e vendita di noci di karitè ottenute dalla produzione naturale di alberi spontanei.
Oggi, tuttavia, le foreste sono sottoposte a pressioni commerciali mai conosciute fino ad ora per l’intensità che oggi le caratterizza: la crescente domanda di terre agricole a livello globale – finalizzate sia alla produzione di coltivazioni destinate all’alimentazione che alla commercializzazione (cash crops, come zucchero di canna e olio di palma), ivi compresi i biocarburanti - ha prodotto profondi cambiamenti nell’estensione delle foreste sulla superficie terrestre.
figura 1 - Maggiori produttori di canna da zucchero al mondo
figura 2 - Maggiori produttori di olio di palma al mondo
Tali terre agricole sono ampiamente ottenute attraverso la deforestazione di ampie aree, incrementando in modo definitivo un processo già in atto di riduzione delle foreste dovuto al crescente commercio di legname, all’utilizzo di fuochi (in modalità estese rispetto a come praticato tradizionalmente dai piccoli agricoltori) per l’ottenimento di terre agricole e aree di pascolo. La recente combinazione tra la crescente domanda di cibo su scala globale – e quindi la corrispondente necessità di terre produttive – e gli elevati prezzi dei beni agricoli hanno spinto verso una progressiva creazione di nuove terre agricole che, a oggi, costituisce la causa principale di deforestazione. Tale tendenza è stata spesso sostenuta dalla mancanza di una chiara definizione a livello nazionale dei diritti di accesso e proprietà delle foreste, rendendo le attività commerciali su tali aree più facili.
In Indonesia, ad esempio, l’area finalizzata alla produzione di olio di palma – destinato all’esportazione - è più che quadruplicata negli ultimi 15 anni, sottraendo importanti porzioni di foreste al paese. Si stima infatti che nel periodo 2000-2012, l’Indonesia abbia perso oltre sei milioni di ettari di foreste primarie, con una media di 47.600 ettari ogni anno, per la creazione di piantagioni di olio di palma; di quest’area il 40% era costituito da aree forestali protette.
figura 3 - Aree agricole destinate alla coltivazione di palme da olio ottenute dalla deforestazione della foresta primaria
figura 4 - Aree previste per nuove piantagioni di palma da olio in Indonesia
Tali processi di deforestazione contribuiscono inoltre alla creazione di circoli viziosi con disastrosi effetti di lungo periodo sul piano ecologico, sociale ed economico. Considerando infatti i servizi ecosistemici prima citati, la distruzione progressiva delle aree forestali contribuisce all’ampiamento degli effetti del cambiamento climatico, aumentando le emissioni di gas serra – in particolar modo, aumentando l’emissione di diossido di carbonio, principale attore del riscaldamento globale –, alterando il ciclo dei nutrienti ed accelerando l’impoverimento dei terreni e la desertificazione.
In una prospettiva di promozione della sicurezza alimentare e diritto al cibo appare quindi evidente che il mantenimento della biodiversità forestale e l’aumento del contributo di foreste ed alberi alla nutrizione siano elementi strategici nell’adozione di politiche orientate a uno sviluppo sostenibile. Perchè ciò abbia riscontri diretti, alcuni vincoli a cui i piccoli agricoltori sono solitamente soggetti devono essere rimossi tra cui i) gli ostacoli all’avere accesso sicuro ed equo a tali risorse da parte, soprattutto, dei poveri rurali; ii) l’accesso limitato al credito, alle conoscenze e tecnologie impiegabili per il rafforzamento delle capacità di raccolta, coltivazione e processamento dei prodotti delle foreste e alberi; iii) l’accesso difficoltoso a mercati locali. La rimozione di tali vincoli può essere facilitata dalla promozione di politiche di gestione sostenibile delle risorse comuni (ad esempio attraverso l’adozione delle Linee Guida Volontarie sulla governance responsabile della terra, risorse ittiche e foreste promosse dalla FAO) e dall’inclusione del ruolo delle foreste e alberi nelle politiche nazionali di sicurezza alimentare (a oggi ancora molto debole), ad esempio attraverso la promozione di sistemi agroforestali.
Maggiori produttori di canna da zucchero al mondo
Fonte: FAO, Vital Forests Graphics, 2009.
Maggiori produttori di olio di palma al mondo
Fonte: FAO, Vital Forests Graphics, 2009.
Aree agricole destinate alla coltivazione di palme da olio ottenute dalla deforestazione della foresta primaria
Fonte: Greepeace, 2014, Golden Agri-Resources - A progress Report, accessibile a
Aree previste per nuove piantagioni di palma da olio in Indonesia
Fonte: FAO, Vital Forests Graphics, 2009.
La sicurezza alimentare e il diritto al cibo sono all'ordine del giorno nell’agenda politica internazionale e, pertanto, è fondamentale capire il contributo che foreste ed alberi hanno rispetto a tali finalità.
L’uso sostenibile dei beni e servizi ecosistemici prodotti dalle foreste e lo sviluppo sinergico di sistemi agroforestali possono infatti contribuire direttamente alla progressiva realizzazione del diritto al cibo e alla lotta alla povertà, sostenendo in modo particolare la capacità di resilienza dei più vulnerabili. Oggi circa 1,6 miliardi di persone al mondo vivono – con diversi gradi di dipendenza – sui prodotti e servizi delle foreste: in particolare per queste persone garantire un accesso equo e sicuro alle foreste costituisce un elemento imprescindibile di sviluppo. Le foreste e gli alberi, infatti, per i prodotti e i servizi che sono in grado di generare costituiscono il collegamento naturale tra clima, biodiversità, governance ambientale e lotta alla povertà.
FAO, 2013, Towards food security and improved nutrition: increasing the contribution of forests and trees, Policy Brief, Roma.
S.Beretta e S. Balestri (2015), Contro la Fame: diritto al cibo, accesso alla terra, ed. EMI.
UNEP, FAO e UNFF, Vital Forests Graphics, 2009, accessibile all’indirizzo