I sistemi di coltivazione senza suolo (o colture idroponiche) rappresentano uno dei modi più avanzati e versatili di coltivazione dei vegetali. Trovano applicazione per la coltivazione di specie orticole e floricole soprattutto quando la coltivazione nel terreno è impraticabile a causa di problemi fitosanitari o, anche, per valorizzare risorse altrimenti non utilizzabili (o addirittura potenzialmente dannose) come nel caso delle acque salmastre.
I sistemi si distinguono a seconda della possibilità di rimettere in circolo l’acqua e il concime in essa disciolto (ciclo chiuso) o no (ciclo aperto). I primi, nelle differenti varianti, sono quelli su cui si punta maggiormente per il loro minor impatto ambientale dovuto alla maggiore efficienza d’uso di acqua e fertilizzanti e all’assenza di rilascio nell’ambiente di sostanze inquinanti.
Le colture idroponiche in futuro potrebbero contribuire ad affrontare il problema dell’incremento dei consumi alimentari, seppure per la loro attuazione richiedano tecnologie raffinate e conoscenze approfondite.
L’agricoltura è nata coltivando sul suolo e all’aperto le piante di interesse economico. Successivamente, in condizioni climatiche avverse si sono protette piccole porzioni di terreno con serre di vetro e quindi con tunnel di plastica. Ma, le colture orticole e floricole in serra a terra costringono a un uso ripetuto di prodotti fitosanitari (soprattutto geodisinfestanti) e hanno una produzione unitaria non molto elevata in rapporto ai costi delle strutture necessarie. Per ovviare a questi inconvenienti, più recentemente, si sono messe a punto tecniche di coltivazione ad alta efficienza, quali le colture idroponiche o senza suolo.
I primi impieghi su scala commerciale della coltivazione senza suolo si sono avuti nel 1929 in California, poi. intorno al 1970, si è avuto un significativo impulso con l’introduzione di manufatti di plastica economici. Una tecnica particolare, la NFT, è stata messa a punto durante la Seconda guerra mondiale negli Stati Uniti per la produzione di ortaggi e successivamente affinata in Inghilterra.
La tecnica dell’idroponia è adottata soprattutto per la coltivazione di ortaggi protetti (pomodoro, peperone, cetriolo, fragola, fiori), secondariamente per la coltivazione all’aperto (fragola).
In Europa il pomodoro fuori suolo è molto coltivato in Olanda e Spagna, la fragola in Olanda e Belgio, oltre che nel Regno Unito, Francia, Spagna e Italia settentrionale.
In Italia sono stati stimati circa 1800 ettari di coltivazione in fuori suolo, pari a circa il 5% delle colture in superficie protetta (serra o tunnel). Le principali colture sono: pomodoro, fragola, piante ornamentali e aromatiche e altre orticole; le zone di coltivazione più importanti sono Veneto e Trentino per la fragola, Sicilia e Sardegna per il pomodoro, Toscana, Liguria, Lazio e Campania per la gerbera e la rosa. Per il 98% sono coltivate su substrato.
In seguito alla definitiva messa al bando nel 2010 del bromuro di metile, utilizzato per la fumigazione (disinfezione e disinfestazione) dei terreni, la produzione fuori suolo ha avuto un’ulteriore espansione.
Sistemi di coltivazione senza suolo
I sistemi di coltivazioni senza suolo o “idroponici” consistono nel veicolare con l’acqua i nutrienti (soluzione nutritiva) necessari alla crescita dei vegetali, mentre le radici delle piante possono essere senza substrato oppure con substrato.
I vantaggi dei sistemi senza suolo (Tabella 1) sono riconducibili al controllo delle condizioni climatiche in cui le piante sono allevate, al loro migliore stato fitosanitario e all’apporto ottimale di acqua ed elementi nutritivi che contribuiscono a una maggiore uniformità e precocità di produzione. Consentono inoltre produzioni più alte di quelle che si ottengono su terreno, utilizzano con maggiore efficienza acqua, elementi nutritivi e spazio e, opportunamente gestite, possono determinare un impatto ambientale più basso.
Tabella 1 Vantaggi e criticità delle colture idroponiche in serra
Vantaggi |
Criticità |
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Possibile coltivazione su suoli marginali o non idonei alla normale coltivazione (infetti, contaminati, con caratteristiche fisico-chimiche scadenti) |
Elevati costi iniziali di investimento, richiesta di tecnologie sofisticate |
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Aumento efficienza d’uso di acqua e fertilizzanti (calibrazione precisa di: momento dell’intervento irriguo, quantità di soluzione nutritiva da distribuire, concentrazione e rapporti tra i diversi elementi nutritivi in funzione dello stadio fenologico della pianta) |
Richiesta di personale specializzato (complessità nella preparazione delle soluzioni nutritive) e di sistemi avanzati di controllo della soluzione nutritiva |
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Ottimizzazione utilizzo spazio nella serra (maggior densità) |
Maggior sensibilità delle radici al freddo in inverno |
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Assenza di erbicidi, possibilità di coltivare senza l’impiego di geo-disinfestanti |
Smaltimento dei substrati esausti e delle soluzioni nutritive. |
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Rese unitarie elevate |
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Uniformità delle produzioni |
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Lotta integrata facilitata |
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Ciclo aperto |
Ciclo chiuso |
Ciclo aperto |
Ciclo chiuso |
Gestione semplice |
Maggiore efficienza d’uso di acqua e fertilizzanti, consumi minori, assenza di rilascio nell’ambiente di sostanze inquinanti (sali fertilizzanti) |
Dispersione e consumo acqua e fertilizzanti |
Gestione complessa (assorbimento selettivo degli ioni da parte delle piante con accumulo di quelli poco assorbiti: sodio, cloro, zolfo) |
Costi ridotti |
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Accumulo di essudati radicali tossici per le piante |
Minori rischi fitopatologici |
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Proliferazione di patogeni radicali |
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Costo elevato dell’impianto |
In funzione della possibilità di riutilizzare la soluzione nutritiva i sistemi senza suolo si distinguono in:
- Sistemi a ciclo aperto (drip): prevedono la coltivazione delle piante su substrato (contenuto in vasi o in sacchi di polietilene) e la distribuzione della soluzione nutritiva tramite gocciolatori. La preparazione della soluzione nutritiva e la sua erogazione possono essere automatizzate. Per evitare l’accumulo di sali nel substrato dall’unità di coltivazione escono con il drenaggio quantità consistenti di acqua e elementi nutritivi. Nei Paesi dove la coltivazione senza suolo è più diffusa, come per esempio l’Olanda, si è assistito a una progressiva limitazione di questa modalità di gestione delle coltivazioni senza suolo a favore dei sistemi a “ciclo chiuso”, che riutilizzando la soluzione nutritiva (Tabella 1). Attualmente sono ancora tra i più diffusi.
- Sistemi a ciclo chiuso: la soluzione nutritiva distribuita in eccesso viene recuperata e riutilizzata nelle fertirrigazioni successive. Possono essere ulteriormente distinti in:
- sistemi continui: la soluzione nutritiva viene riutilizzata per tutta la durata del ciclo colturale,
- sistemi discontinui: la soluzione viene periodicamente sostituita.
Il principale vantaggio dei sistemi a ciclo chiuso è il minore impatto ambientale, seppure a fronte di una maggior complessità gestionale (Tabella 1). Tra i principali sistemi a ciclo chiuso si citano:
- NFT (Nutrient Film Technique): le piante sono coltivate entro canalette in pendenza all’interno delle quali scorre la soluzione nutritiva ad intervalli regolari (Figura 1). Sono state messe a punto delle varianti, quali la NGS (New Growing System): essa prevede che le piante vengano coltivate all’interno di una borsa in polietilene allungata;
- subirrigazione in canaletta: le piante sono allevate in vasi riempiti di substrati e alloggiate in canalette inclinate: la soluzione nutritiva scorre nelle canalette, bagna la parte basale del vaso e viene assorbita dal substrato;
- floating system (idroponica galleggiante): le piante sono ospitate in contenitori di polistirolo (alveolati o fessurati), riempiti di vermiculite e perlite, flottanti in vasche contenenti la soluzione nutritiva appositamente ossigenata (Figura 2). Sono impiegati soprattutto per la coltivazione di ortaggi da foglia a ciclo breve per le produzioni di IV gamma.
Per alcune colture di taglia ridotta (es. fragole) si possono effettuare coltivazioni, oltre che con sistemi orizzontali (anche sopraelevati), con sistemi verticali e a forma di “A” con un significativo aumento della densità di coltivazione.
figura 1 - Schema del Nutrient Film Technique, NFT
figura 2 - Schema di floating system
I substrati e la fertilizzazione
Per la crescita e la produzione, le piante richiedono 16 elementi minerali: carbonio (C), idrogeno (H), ossigeno (O) sono forniti dall’aria o dall’acqua, azoto (N), fosforo (P), potassio (K), calcio (Ca), zolfo (S), ferro (Fe), magnesio (Mg), boro (B), manganese (Mn), rame (Cu), zinco (Zn), molibdeno (Mo) e cloro (Cl) che devono essere forniti con i fertilizzanti. Altri elementi non essenziali, quali silicio (Si), sodio (Na) e selenio (Se), possono essere aggiunti alla soluzione nutritiva per particolari scopi.
Non esiste una formulazione generale per la soluzione nutritiva da somministrare alla colture idroponiche, essa dipenda da: specie, cultivar, forma di allevamento, stadio della coltura, condizioni ambientali e tipologia di sistema senza suolo.
I principali substrati impiegati per la coltivazione senza suolo sono: torba (bionda, bruna e nera), fibra di cocco, posidonia (residui spiaggiati compostati), corteccia, lana di roccia, perlite, pomice (gli ultimi tre sono inerti, gli ultimi due granulari) da soli o in miscuglio.
Il substrato di coltivazione deve essere in grado di sostenere la pianta, fornire aria, acqua e nutrienti alle radici ed essere esente da patogeni o sostanze fitotossiche. Le caratteristiche da conoscere per la scelta e la gestione dei substrati sono di tipo fisico (porosità, densità apparente, capacità di ritenzione idrica, curva di ritenzione idrica, capacità per l’aria), chimico (pH, conducibilità elettrica, il rapporto C/N) e biologico (sterilità del materiale, stabilità della sostanza organica), queste ultime limitatamente ai substrati di origine naturale.
Per programmare la fertirrigazione occorre definire due parametri: la frequenza degli interventi fertirrigui e la quantità di acqua da distribuire con ciascuno di essi. Per la loro messa a punto si possono impiegare dei temporizzatori (semplici, ma empirici), meglio se abbinati alla misura (manuale o automatica) del drenato o sistemi più precisi basati sulla misura con sensori dell’umidità nel substrato e, in aggiunta, sul calcolo della evapotraspirazione. Questi sensori, connessi a computer, consentono di gestire automaticamente l’irrigazione e di monitorare in continuo l’umidità del substrato. I sistemi più avanzati di programmazione irrigua fanno ricorso ad approcci integrati che prevedono, per esempio, la determinazione contemporanea della tensione dell’acqua nel substrato con un tensiometro, della temperatura e dell’umidità relativa dell’aria con uno psicrometro, e della radiazione solare con un solarimetro e, eventualmente, anche del drenato. Sulla base di questi dati un computer programma frequenza e durata degli interventi irrigui e, in funzione della fase fenologica della coltura e delle condizioni di luminosità, l’impiego di soluzioni nutritive a conducibilità elettrica diversa.
Schema del Nutrient Film Technique, NFT
(Fonte: http://www.growmeduniversity.com/grow-modules/grow-systems/nutrient-film-ph-ppm/)
Schema di floating system
Di fronte a un aumento costante della domanda di cibo, questa tecnica avrà in futuro un ruolo importante nell’incremento della produzione di ortaggi (e forse anche di frutta) consentendo, al contempo, di raggiungere alti livelli qualitativi e, con il ciclo chiuso, di minimizzare l'uso di acqua e fertilizzanti, riducendo l'inquinamento ambientale.
Negli ultimi anni in Italia, si è assistito al costante incremento delle superfici investite e all’evoluzione delle tecnologie impiegate e dei livelli di automazione perché le produzioni derivanti da colture senza suolo, grazie al loro elevato livello di qualità e di sanità globale, sono sempre più richieste anche dai mercati.
Le colture idroponiche a ciclo chiuso sono poi le uniche praticabili in contesti ambientali estremi come le stazioni antartiche (con coltivazioni in appositi container-serra) e spaziali al fine di produrre alimenti freschi, gestire i rifiuti e, nel secondo caso, produrre ossigeno.
Un’evoluzione delle colture idroponiche è l’aeroponia: le piante vengono poste su appositi pannelli forati destinati a sorreggere le piante, lo sviluppo e la crescita avviene in tubi di plastica attraverso i quali passano le soluzioni nutritive nebulizzate, le radici delle piante sono sospese ed esposte all’aria, senza contatto con alcun substrato. Attualmente l’aeroponia è usata in Australia, Canada, Stati Uniti e si va diffondendo in Europa (anche in Italia) e la FAO punta a introdurre la tecnica nel Paesi in via di sviluppo poveri di acqua. Il sistema consente di ottenere incrementi qualitativi e quantitativi delle produzioni, sensibili riduzioni nell’impiego di manodopera e fertilizzanti e una drastica riduzione dei consumi di acqua. Gli ostacoli alla diffusione sono: costo elevato degli impianti, consumo di energia, scarso adattamento degli impianti e delle soluzioni nutritive a specie vegetali con esigenze diversificate, richiesta di un elevato livello di conoscenze per la gestione.
Infine, con applicazione nel prossimo futuro un ulteriore aumento delle rese delle colture in ambienti chiusi sarà possibile con la concimazione carbonica artificiale e l’illuminazione totalmente artificiale a led per le colture multi-strato (vertical farm).
AA.VV:, 2010. La fragola, coordinamento scientifico di W. Faedi. Collana Coltura &Coltura, ideata e coordinata da R. Angelini. Bayer Crop Science. Ed. script Bologna Capitolo: coltivazione fuori suolo
AA.VV:, 2010. Il pomodoro, coordinamento scientifico di V. Magnifico. Collana Coltura &Coltura, ideata e coordinata da R. Angelini. Bayer Crop Science. Ed. script Bologna Capitolo: coltivazione fuori suolo
Battistelli p, 2013. Orticoltura sotto serra: Scelta obbligata per il futuro. Colture Protette, febbraio 2013
Johnson H.. Soilless culture of Greenhouse Vegetables. UC Davis, Vegetable Research and Information Center