La questione femminile si colloca al cuore del problema dello sviluppo. Se non ci si limita alla considerazione, utile ma incompleta, della componente materiale dello sviluppo – ossia della crescita economica – è facile riconoscere che la donna si trova al centro dei processi di sviluppo per il fatto elementare che la donna “porta” le future generazioni, prendendosi cura degli albori della vita (dice un antico proverbio orientale che ogni bimbo, quando nasce, ha già nove mesi di vita).
Anche limitandosi alla misura materiale dello sviluppo, tuttavia, si scopre facilmente che il contributo delle donne alla produzione di beni e di servizi è molto significativa. Come si vedrà, il contributo femminile è particolarmente importante per quanto riguarda la produzione agricola e la trasformazione dei prodotti primari in alimenti. Allo stesso tempo, le frequenti situazioni di discriminazione che colpiscono le donne finiscono per danneggiare direttamente o indirettamente la qualità dell’alimentazione e della vita dell’intera comunità.
Il ruolo delle donne nell’agricoltura
Le donne giocano un ruolo fondamentale nel sistema alimentare: nella produzione agricola, nella trasformazione e nella conservazione dei prodotti, nella preparazione degli alimenti e nella loro distribuzione – sia all’interno della famiglia, sia attraverso la vendita delle eventuali eccedenza sul mercato.
Tuttavia, non è facile giungere a stime accurate del contributo femminile alla produzione di cibo. Spesso uomini e donne collaborano nella produzione agricola, ed in questo caso è praticamente impossibile disaggregare il ruolo di ciascuno sia in termini di lavoro impiegato, sia in termini di prodotto ottenuto. Tuttavia, studi estesi e approfonditi effettuati dalla FAO portano ad alcune conclusioni importanti (FAO 2011). Innanzitutto, che non ci sono dubbi sul ruolo essenziale delle donne in agricoltura nei paesi a reddito medio-basso; la situazione è però molto articolata nei diversi continenti e anche molto fluida. In media, le donne compongono il 43% del lavoro agricolo in questi paesi, con percentuali che variano dal 20% dell’America Latina al 50%dell’Asia Orientale e dell’Africa Sub-Sahariana.
Diversi tipi di prodotti, poi, sono associati a ruoli diversi per uomini e donne, con un forte impegno femminile nell’agricoltura di sussistenza, normalmente non destinata al mercato. La presenza maschile è invece relativamente più forte nel lavoro agricolo formale, specie in quelle produzioni che vengono denominate cash crops. La tendenza a stimare le produzioni e il lavoro agricolo sulla base degli scambi di mercato – più facilmente misurabili rispetto alla produzione per l’autoconsumo – portano quindi a sottostimare pesantemente il ruolo delle donne nella produzione agro-alimentare.
Sappiamo in particolare che, nei paesi a più basso reddito, l’attività agricola rende possibile la sopravvivenza della gran parte della popolazione, stimabile dall’80% al 90% (ActionAid International, 2011). Le donne rappresentano la stragrande maggioranza dei piccoli produttori agricoli nella maggior parte dei paesi poveri, almeno l’80% secondo dati FAO. Questi piccoli agricoltori, in gran parte donne, producono circa il 90% dei prodotti destinati all’alimentazione umana in Africa e sono quindi indispensabili alla sicurezza alimentare nei paesi dove l’accesso al cibo è tutt’altro che sicuro.
I diritti (spesso negati) delle donne nel mondo rurale
Le donne sono colpite da molte forme di discriminazione, sia all’interno della famiglia, sia nella società. All’interno della famiglia, le donne hanno spesso minore controllo sull’uso del reddito che pure, molto spesso, hanno contribuito a generare col loro lavoro; hanno minore accesso al cibo e sono maggiormente esposte a rischi per la loro salute. Nell’ambito sociale ed economico, le donne hanno in genere un accesso ridotto, rispetto agli uomini, alle risorse produttive necessarie alla sicurezza alimentare delle loro famiglie.
Per le donne è normalmente più difficile accedere alla terra: molto spesso, il loro accesso avviene attraverso il marito o altri parti maschi (padre, fratelli, zii). Le tradizioni relative alle eredità, inoltre, prevedono spesso il passaggio dai padri ai figli maschi; le donne vedove e le figlie, dunque, devono dipendere dalla benevolenza degli eredi per non essere scacciate dalla loro casa e dalla terra che possono aver coltivato per anni. Talvolta, il non essere scacciate dipenderà dalla loro disponibilità ed essere loro stesse “ereditate” da chi ha ereditato la terra. Quand’anche una donna entrasse in possesso di qualche terra, sarebbe spesso ritenuto normale che il controllo effettivo su quella terra passasse al marito o all’uomo che rappresenta la figura autorevole nella famiglia.
In alcuni casi, leggi e consuetudini prevalenti prevedono esplicitamente che le donne abbiano un accesso limitato alla terra – in particolare, ad esempio, non la possono ereditare. In molti casi, le legislazioni sono state modificate nel senso di una maggiore parità fra uomini e donne, fino alla introduzione del principio di parità nelle Carte costituzionali; tuttavia, le consuetudini, le pratiche e le istituzioni informali che regolano l’accesso e l’uso della terra sono molto lente a cambiare, come si può vedere dalle informazioni contenute nel sito FAO.
figura 1 - Portale FAO su diritti di accesso alla terra per le donne
Per una mappa interattiva sull’accesso alla terra per le donne si veda FAO.
In generale, è comune che alle donne rimangano da coltivare le terre meno feritili, con minore accesso all’acqua, più esposte ai rischi ambientali. Ciò significa che l’accesso al cibo delle famiglie più povere dipende da attività produttiva a bassa resa e ad alto rischio, pregiudicando la loro sicurezza alimentare.
La tabella sottostante fornisce un’immagine vivida di cosa significhi, in termini di lavoro di uomini e donne, adulti e bambini, garantire la sicurezza alimentare nelle aree rurali. Acqua accettabilmente non contaminata e fonti di energia non intossicanti sono infatti parte essenziale della possibilità di nutrirsi senza rischi per la salute (food safety).
Chi procura legna e acqua nelle aree rurali? Ore impegnate in media a settimana in quattro paesi dell’Africa Sub-Sahariana (UNDP, 2011)
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Guinea (2002-03) |
Madagascar (2001) |
Malawi (2004) |
Sierra Leone (2003-04) |
Donne |
5,7 |
4,7 |
9,1 |
7,3 |
Uomini |
2,3 |
4,1 |
1,1 |
4,5 |
Bambine |
4,1 |
5,1 |
4,3 |
7,7 |
Bambini |
4,0 |
4,7 |
1,4 |
7,1 |
Tratto da: Rural Women and the Millennium Development Goals
Molti studi sul ruolo delle donne in agricoltura mostrano il loro limitato accesso alle risorse comuni, agli attrezzi, alle sementi di qualità, agli animali da allevamento. Hanno anche più difficoltà ad accedere al credito, a meno di programmi di credito specificamente destinati a loro; anche in questo caso, però, le donne potrebbero non avere pieno controllo sull’uso del denaro ricevuto in prestito.
A tutto questo si aggiunge il fatto che le donne, oltre al lavoro produttivo nei campi e nella trasformazione dei prodotti agricoli in alimenti, portano la responsabilità della cura delle nuove generazioni e degli anziani. Anche le donne che vivono nelle aree urbane e lavorano nei settori diversi dall’agricoltura sono spesso discriminate, confinate nelle attività con i più bassi salari; ma le donne che lavorano i campi – specie le donne indigene - sono ancora più svantaggiate in termini di accesso ai servizi indispensabili, in particolare l’istruzione elementare e la formazione igienico-sanitaria.
Esistono a questo proposito alcuni studi–pilota molto interessanti, volti a raccogliere e rendere disponibili informazioni dettagliate sulla situazione delle donne in agricoltura. Solo una conoscenza approfondita della situazione locale, infatti, permette di elaborare misure appropriate di politica economica. È il caso dell’indice WEAI, Women’s Empowerment in Agriculture, sviluppato da Sabina Akire, così articolato:
figura 2 - Composizione dell'Indice WEAI, Women's Empowerment in Agriculture
Favorire l’accesso all’istruzione e alla salute per le donne e per le ragazze rappresenta un elemento essenziale per favorire la sicurezza alimentare delle fasce più svantaggiate della popolazione mondiale. Dagli studi specifici sul ruolo delle donne nello sviluppo, la comunità internazionale ha raccolto evidenza empirica sul fatto che, nelle famiglie dove le donne hanno la possibilità di decidere come usare le risorse spesso scarse e incerte, tendono a migliorare l’accesso al cibo e le condizioni di vita, di salute, di istruzione dei bambini. Che i bambini possano crescere sani e istruititi è ovviamente un obiettivo desiderabile in sé, ma è anche la condizione ineludibile per uno sviluppo sostenibile.
Quali politiche per le donne in agricoltura?
Concretamente, l’impegno per la dignità delle donne che vivono e lavorano nell’ambito della produzione agricola e della trasformazione alimentare richiede una serie di iniziative volte ad attuare alcuni diritti specifici. Fra questi, l’accesso all’istruzione (incluse, in particolare, le nozioni di igiene familiare e di sicurezza nella conservazione e trasformazione degli alimenti), l’accesso ai mercati dei prodotti in sovrappiù rispetto ai bisogni familiari, l’accesso al credito e ad altri servizi (ad esempio, ai servizi assicurativi), l’accesso agli input fondamentali a sostegno della produttività agricola (sementi, fertilizzanti).
Ultimo ma non meno importante, l’attuazione del diritto di accesso stabile alla terra per le donne. Il Rapporto FAO 2013 Governing land for women and men. A technical guide to support the achievement of responsible gender-equitable governance land tenure riassume nella tabella sotto riportata come la questione femminile in agricoltura sia centrale anche nel documento, “Voluntary Guidelines on the Responsible Governance of Tenure of Land, Fisheries and Forests in the Context of National Food Security” approvato nel 2012 e frutto della collaborazione fra istituzioni internazionali e società civile nell’ambito del Committee on World Food Security:
figura 3 - Principi per la promozione dell'equità e uguaglianza di genere nell'accesso alla terra
Portale FAO su diritti di accesso alla terra per le donne
Fonte: FAO (2015), Gender and Land Rights Database, accessibile all'indirizzo: www.fao.org/gender/landrights.
Composizione dell'Indice WEAI, Women's Empowerment in Agriculture
Fonte: IFPRI, Indice WEAI Women's Empowerment in Agriculture, accessibile all'indirizzo: http://www.ifpri.org/sites/default/files/publications/weai_brochure.pdf
Principi per la promozione dell'equità e uguaglianza di genere nell'accesso alla terra
Fonte: FAO (2012), Principi per la promozione dell'equità e uguaglianza di genere nell'accesso alla terra, accessibile all'indirizzo:
Valorizzare il ruolo delle donne comincia da una svolta culturale: riconoscere e valorizzare l’importanza – anche economica, ma ben al di là della sola sfera materiale – del loro impegno quotidiano a rendere possibile la vita delle famiglie anche nelle circostanze meno favorevoli. Nutrire l’altro, infatti, diventa quasi naturalmente un modo per esprimere la cura per la persona dell’altro nella sua interezza, specie se piccolo e fragile. Sostenere la donna nel suo lavoro agricolo e di trasformazione alimentare dei prodotti primari è dunque parte di un cambiamento culturale più ampio, volto alla realizzazione di condizioni di vita adeguate alla dignità di ogni persona.
ActionAid International, What Women Farmers Need: a blueprint for action, February 2011
BERETTA S., What Do We Know about the Economic Situation of Women, and What Does It Mean for a Just Economy, in The True Wealth of Nations. Catholic Social Thought and Economic Life, D.K. Finn (ed.), Oxford University Press, New York 2010: 227-266.