Acqua Virtuale

Il concetto di Virtual Water, ossia di "acqua virtuale" - pur ancora dibattuto dagli scienziati - appare come uno degli approcci più innovativi per valutare i reali costi ambientali e l'effettivo sfruttamento delle risorse idriche "nascosto" in ogni bene che viene consumato. Direttamente collegato al concetto di impronta idrica, l'idea di acqua virtuale permette di raffrontare il comsumo totale d'acqua contenuto in un bene, tanto misurandolo nel luogo ove questo bene viene prodotto (production-site definition), quanto rapportandolo ai costi che si avrebbero se fosse stato prodotto nei luoghi in cui questo bene viene consumato (consumtion-site definition). Anche se l'oggettivo calcolo del contenuto di acqua virtuale è molto complesso e oggetto di discussioni, questo concetto mira a sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo al consumo delle risorse idriche e a favorire l'adozione di politiche di cooperazione e di sviluppo sostenibile da parte dei policy makers, al fine di ridurre non solo gli sprechi e la produzione non-conveniente dal punto di vista dell'impatto idrico di certi beni in certe regioni, ma anche la competizione per lo sfruttamento delle risorse, a favore di una politica più cooperativa, che potrebbe giovare del concetto di virtual water trade, il commercio di acqua virtuale.

La crescente tensione internazionale fra gli stati per il controllo e sfruttamento delle risorse idriche ha indotto esperti e scienziati a studiare modi sempre nuovi per cercare di risolvere la crisi idrica globale.

Uno dei concetti più innovativi è quello proposto nel 1993 da un gruppo indipendente di esperti, tra cui lo scienziato inglese John Anthony Allan: quello di “acqua virtuale” (virtual water). L’idea di partenza risiede nella costatazione che ogni prodotto, in particolar modo i prodotti agricoli ma non solo, richiede una determinata quantità di acqua nel processo produttivo. Questa quantità di acqua,virtual water,  può essere definita come il volume di acqua usato per la produzione del bene, misurato nel luogo ove quel bene è stato prodotto (production-site definition), e si riferisce alla somma dell’acqua consumata nelle varie fasi della sua produzione. Il contenuto di acqua-virtuale nel bene prodotto può anche essere definito come il volume d’acqua che sarebbe stato utilizzato per produrlo nel luogo di consumo (consumption-site definition). L’aggettivo “virtuale” si riferisce al fatto che molta dell’acqua utilizzata per produrlre quel bene non è di fatto contenuta in esso. Il reale contenuto d’acqua del bene è generalmente trascurabile rispetto al suo contenuto “virtuale” . 

figura 1 - Costo idrico degli alimenti

Il concetto, in realtà, non è nuovo: era infatti già stato introdotto negli anni precedenti sempre da Tony Allan con il nome embedded water. Nonostante questo termine sia effettivamente più vicino alla definizione, non ebbe mai successo. Dal momento della sua introduzione nel 1993, invece, il termine virtual water ha suscitato l’interesse della comunità scientifica che si occupa di affrontare le questioni idriche globali. Da allora il concetto si è affermato come argomento di discussione all’interno dei forum specialistici internazionali e come un ottimo strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo al consumo delle risorse idriche mondiali, nonostante le critiche mosse, sia al concetto stesso, sia al termine scelto da Allan.

Lo studio su cui si basa questa teoria affronta come i movimenti di beni nel mercato internazionale non sempre riflettano le reali disponibilità dei singoli paesi: già a metà degli anni ‘80, ad esempio, diversi economisti israeliani notarono come fosse poco responsabile da parte di un’economia che deve affrontare seri problemi idrici esportare beni la cui produzione richiede grandi quantità d’acqua. Israele, un paese che deve gestire grosse carenze nel sistema idrico, esporta il 9% degli agrumi prodotti all’estero. Per produrre un kg di arance, però, sono necessari 560 litri di acqua, 1.020 litri per produrre un litro di succo d’arancia: una quantità non trascurabile per un paese sottoposto a stress idrici. 

figura 2 - Impronta Idrica

Diversi studiosi come Hoekstra, Oki, Hung, Zimmer e Renault si sono occupati di definire i flussi internazionali di acqua virtuale, ma gli ostacoli non sono pochi. Primo fra tutti è il fatto che il contenuto di virtual water all’interno di un determinato prodotto è soggetto a diverse varibili. Un produttore, ad esempio, vede nel bene la quantità d’acqua utilizzata nel processo produttivo, mentre un importatore definisce la virtual water di un prodotto importato come l’acqua necessaria a produrre lo stesso bene nel proprio paese.

Tuttavia, alcuni elementi devono essere ancora stabiliti relativamente alla metodologia di indagine dei flussi di acqua virtuale nel mercato internazionale: in primo luogo va chiarito con precisione cosa viene incluso o meno nel calcolo del contenuto di acqua virtuale, così da poter rendere più accurati e affidabili i dati finali. Vanno anche definiti i parametri geografici del paese di produzione o consumo, con una stima delle acque necessarie al paese importatore per produrre lo stesso bene, o calcolando l’acqua virtuale di un raccolto nel paese di produzione includendo anche l’acqua evaporata o degradata. Un ulteriore miglioramento da apportare è considerare l’umidità del terreno come parte integrante del concetto di virtual water, essendo questa fondamentale per le agricolture basate sulle precipitazioni e per i terreni adibiti al pascolo. Bisogna inoltre effettuare due importanti differenziazioni: la prima riguarda le esportazioni derivanti da coltivazioni irrigate e quelle derivanti da coltivazioni che si basano sulle precipitazioni atmosferiche. La seconda, invece, è tra le esportazioni di prodotti derivanti da risorse idriche che potrebbero avere altre destinazioni e quelle di prodotti coltivati con acqua che non potrebbe essere utilizzata in altro modo. Si potrebbe così effettuare un’analisi molto più utile per la creazione di soluzioni mirate ai problemi idrici globali: se solo si togliesse dall’analisi dei flussi l’apporto dato dalle esportazioni di grano coltivato sfruttando soprattutto l’acqua piovana, il risultato delle ricerche potrebbe essere estremamente più informativo per guidare l’azione dei policy makers globali.

Il concetto di virtual water è strettamente collegato a quello di water footprint (impronta idrica), ispirato alla nozione di ecological footprint (con il concetto di ecological footprint, sviluppato negli anni ’90 da Wackermagel e Rees, si intende l’area di terreno e mare necessaria per rigenerare le risorse consumate da tutta o una parte della popolazione umana e per smaltire i rifiuti generati). Una definizione frettolosa, infatti, vedrebbe l’impronta idrica di una nazione come la quantità totale di acqua consumata al suo interno. Questa, però, non è una definizione realmente comprensiva: si deve infatti includere nel calcolo anche la quantità di virtual water esportata o importata da un paese, in quanto dato fondamentale per capirne realmente i consumi. Un paese esportatore di prodotti ad alto contenuto di acqua virtuale, infatti, dovrà sottrarre alla quantità di acqua utilizzata a livello domestico quell’acqua utilizzata per produrre i beni che sono stati poi destinati all’esportazione. Viceversa, un paese importatore di virtual water dovrà aggiungere questa quantità di acqua al suo consumo nazionale: in questo modo, si potrà avere un’idea più accurata della quantità di acqua utilizzata da un determinato paese e della sua impronta idrica. In termini formali, quindi, l’impronta idrica di un paese si definisce come:
 
                                                             water footprint = WU + NVWI
 
Dove WU indica la quantità di acqua utilizzata a livello domestico espressa in metri cubi all’anno, e NVWI la quantità netta di acqua virtuale importata, espressa anch’essa in metri cubi all’anno.
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Acque Transfrontaliere
La falda acquifera di Disi. Una risorsa con-divisa tra Giordania e Arabia Saudita
Il sistema transfrontaliero dell'Himalaya
Il Bacino del Danubio
Geopolitica dell'acqua
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Water Security
Virtual Water Trade
La lenta e difficile rinascita delle paludi mesopotamiche
Impronta idrica
Il regime giuridico del Mar Caspio
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Il Nilo
Il bacino del Tigri-Eufrate
Costi/opportunità dell'acqua
La scarsità idrica
Cochabamba
Ridurre l'inquinamento da concimi: il caso dei nitrati nelle falde
Curare la acque inquinate con le piante
Qanat/Kariz
Come distribuire l'acqua in agricoltura
Drought stress: selezione di varietà tolleranti
Come risparmiare l'acqua: l'aridocoltura

Costo idrico degli alimenti

Costo idrico dei principali prodotti alimentari

Costo idrico degli alimenti

Impronta Idrica

Impronta idrica 

Impronta Idrica

Quantificare i flussi di virtual water globali, comporta tralasciare momentaneamente la discussione accademica riguardo al significato stesso del termine (compreso il dibattito su quali riserve debbano essere incluse nella definizione) per concentrarsi invece sulla sensibilizzazione dei policy makers. Bisogna infatti far sì che comprendano le opportunità che questa nuova prospettiva apre, rendendoli però consci delle problematiche e delle minacce che essa stessa può porre a livello ambientale e socio-economico. E’ quindi necessario fornir loro informazioni sulla quantità di acqua interessata dai flussi, e, di questa, quanta sia blue water (per "acqua blu" si intende l'acqua di superficie, ossia fiumi e laghi, e sotterranea, le falde acquifere) oppure green water (per acqua “verde”, si intende l’acqua derivante dalle precipitazioni che non fluisce in fiumi, laghi o falde sotterranee, ma che si trova nel terreno o raccolta sulla superficie di suolo e piante. Parte di quest’acqua è destinata ad evaporare, mentre la restante viene traspira attraverso le piante. Le acque “verdi” possono essere rese utilizzabili per l’agricoltura, nonostante parte sia inevitabilmente destinata all’evaporazione). E’ inoltre utile fornire i dati riguardanti i prodotti contenenti la maggior quantità di embedded water, responsabili di buona parte dei flussi internazionali di acqua virtuale. Infine è cruciale riuscire a informare e sensibilizzare i policy makers riguardo ai possibili sviluppi nel mercato internazionale di acqua virtuale e all’impatto di possibili azioni in questo settore, come - ad esempio - l'adozione di meccanismi di virtual water trade.

 

Acqua virturale 

Impronta idrica

Acuqa-energysaving 

Acqua che mangiamo

Marta Antonelli - F. Greco, L'acqua che mangiamo. Cos'è l'acqua virtuale e come la consumiamo, Edizioni Ambiente, 2013.

John Anthony Allan, Virtual Water – the Water, Food, and Trade Nexus. Useful Concept or Misleading Metaphor?, “Water International”, vol. 28, n. 1, Marzo 2003

Stephen Merrett, Virtual Water and the Kyoto Consensus, “Water International”, vol. 28, n. 4, December 2003

World Water Council, E-Conference Synthesis, Virtual Water Trade – Conscious Choices, Marzo 2004

UNESCO